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persi


l’altro giorno ho partecipato ad un incontro sull’utilizzo degli smartphones rivolto ai genitori dei bambini di una scuola dell’infanzia (io lo chiamo asilo, ma dicono che non si può più chiamare così).
mi ci sono infilato pur non essendo genitore, per curiosità.
il mio ruolo di insegnante alle superiori mi ha dato e mi sta dando un punto di osservazione importante sul fenomeno, però da me arrivano che hanno già 15, 16 anni e, come temevo, ormai è tardi.

alcuni spunti, sparsi:

  • i bambini vedono lo smartphone come un oggetto di piacere, a differenza degli adulti che, se nati prima del 1980, lo vedono statisticamente come un oggetto funzionale, chiamandolo addirittura “telefono“. oggetto di piacere da desiderare perché fin da subito capiscono che è un oggetto importante, un oggetto che fa interrompere qualsiasi attività ai genitori.
  • le mamme che considerano i propri figli di due anni dei geni perché scrollano, sanno aprire youtube e sanno addirittura saltare la pubblicità prima dei video si sbagliano. e di grosso.
  • il tempo medio giornaliero passato davanti ad uno schermo (tv, smartphone, tablet) da parte di bambini sotto i 6 anni è imbarazzante (un’ora e mezza).
  • il tempo medio giornaliero passato davanti a uno schermo (tv, smartphone, tablet) da parte degli adolescenti è una tragedia (più di sette ore).
  • usare uno smartphone non attiva nessuna nuova sinapsi, anzi. nel periodo di massima espansione del cervello, quello dell’infanzia, se ne inibisce l’esercizio e quindi lo sviluppo.
  • il primo smartphone arriva con la prima comunione.

per i dettagli ci sono fior fior di libri. quello che stiamo trascurando però è l’aspetto sociale della questione.
nessuno, né i nostri governanti, né gli organi di informazione, si occupano seriamente della vicenda.
o forse sono io che non me ne accorgo.

io ho iniziato a insegnare dieci anni fa. nessuno dei miei studenti aveva lo smartphone. a ricreazione i ragazzi si picchiavano. oggi tutti hanno uno smartphone, alcuni anche molto costoso. a ricreazione nessuno parla, nessuno si picchia, nessuno interagisce. io scendo di sotto, li guardo e gli dico:

per favore, picchiatevi. voi DOVETE picchiarvi.

ma loro non si picchiano, perché sono assorbiti dai loro schermi.

non sono un allarmista, di solito, ma non riesco a fare un parallelismo con il problema-tv della mia infanzia: questo mi sembra più dannoso, più pericoloso, più fuori controllo. e, da quello che vedo nella mia scuola, temo che la generazione dei 2000 ormai l’abbiamo persa. gente che fra due o tre anni voterà (o potrà farlo).
gente che fra dieci anni potrebbe diventare assessore.


il mio assessore all’istruzione
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